lunedì 20 novembre 2017

Specifiche della cosa artificiale

In queste due immagini si possono vedere le principali caratteristiche che definiscono i robot e determinano i loro campi di applicazione. I compiti che può realizzare un robot dipendono dalle dimensioni della sua struttura, dalla sua possibilità di movimento e dalle sue articolazioni dal peso che può trasportare, dalla precisione del loro posizionamento nello spazio, dai suoi sensori di informazione, dall'elemento terminale, dalla potenza e programmabilità dei suoi controller, ecc...

Statistiche e grafici

Grafico dell' IFR, International Federation of Robotics

Il grafico riportato dall'IFR dice che entro il 2020 oltre 1,7 milioni di nuovi robot industriali saranno installati nelle fabbriche di tutto il mondo. Per il momento, il tasso di crescita maggiore nel settore della robotica si registra in Asia, in particolare in Cina. La Cina domina sul mercato mondiale, al secondo posto c'è la Corea del Sud, al terzo il Giappone, al quarto gli Stati Uniti e al quinto posto  troviamo la Germania.

I criteri più importanti, di cui si deve tener conto per la produzione, per un maggiore sviluppo, sono dati dall'utilizzo di robot per far fronte a cicli economici più brevi nonché ad una maggiore richiesta di produzione dotata di grande flessibilità facendo fronte alle necessità dei clienti appartenenti ai più svariati settori produttivi. Una nuova generazione robotica spianare la strada all'utilizzo di mezzi e procedimenti tecnici più flessibili.

 «I robot offrono elevati livelli di precisione e la connettività svolgerà un ruolo di primo piano nei nuovi ambienti produttivi digitalizzati», ha commentato il presidente dell'IFR, Joe Gemma. «La crescente disponibilità consente l’automatizzazione di un numero sempre più elevato di aziende produttrici di tutti i tipi». Dal punto di vista quantitativo, insomma, si calcola che alla fine del 2020 il parco robotico sarà costituito da circa 3 milioni di unità a fronte di 1,8 milioni previsti a fine 2016; quindi, vi sarà un aumento del 14 % tra il 2018 e il 2010.


I robot dal 2000 ad oggi

Nel 2001 il Canadarm2 è stato mandato nello spazio le sue caratteristiche furono migliorate rispetto ai suoi predecessori; inoltre questo braccio meccanico è ancora utilizzato sulla ISS. L'anno seguente  iRobot introdusse sul mercato Roomba, prima generazione di aspirapolveri robotiche. Il 2003 fu l'anno in cui la NASA rilanciò due rover robotici su Marte e nonostante la loro missione doveva durare pochi mesi, Opportunity nel 2017 era ancora in piena attività. Nel 2004 la Cornell University mostrò il primo robot in grado di auto-replicarsi e trasformarsi autonomamente. Nel 2005 nascono le prime automobili con pilota automatico in grado di attivarsi in caso di pericolo o incidente, mentre altre  società  si sono concentrate sullo sviluppo di mezzi senza volante. Nel 2012 la NASA manda sulla Stazione Spaziale Internazionale Robonaut2,  realizzato per dare aiuto agli astronauti in orbita, oggi è ancora in fase di testing e serve per verificare il comportamento di robot di questo genere nello spazio.

I robot dal 1990 al 2000

Tra il 1993 e il 1996 si è assistito al susseguirsi di tre importantissimi passi verso lo sviluppo. Nel 1993 la Carniege Mellon University ha spedito un robot avente 8 gambe  sul Monte Erebus, nell'Antartide. Il suo obiettivo era quello di raccogliere e classificare i gas magmatici presenti in quel posto, ma la missione fallì a causa della rottura di un cavo di fibra ottica. Nel 1996 Massachusetts Institute of Technology costruì un robot a forma di pesce necessario per studiare la fluidodinamica di alcune specie ittiche. Sempre nello stesso anno la Nasa mandò su Marte un robot che aveva il compito di analizzare la composizione dell'atmosfera e del suolo. Nel 1997 Honda portò a termine il robot P3 che con le sue caratteristiche si avvicinava sempre di più ad ASIMO (robot realizzato nel 2000 in grado di camminare e correre e dotato, inoltre, di un sistema di riconoscimento facciale e in grado di parlare e interagire con gli umani.)

I robot dal 1970 al 1990

Negli anni '70 circa l'Accademia russa delle Scienze creò un robot dotato formato da sei gambe. Mentre, pochi anni più tardi lo scienziato giapponese Ichiro Kato ha costruito il primo robot completo della storia moderna, molto simile all'uomo, denominato Wabot I. Nel 1975 Victor Schenman ha progettato PUMA (Programmable Universal Manipulation Arm) che subito dopo venne utilizzato moltissimo nell'ambito industriale. Nel 1979 Ichiro Kato ha esibito una sua nuova creazione: WL-9DR, primo robot in grado di muoversi quasi fluentemente compiendo un passo ogni 10 secondi. Dieci anni più tardi la Kato Coporation costruì WL12RIII, primo robot che, rispetto a quello di Kato, era in grado di camminare su terreni anche non pianeggianti compiendo un passo ogni 0, 69 secondi, grazie alla stabilizzazione del tronco.

I robot dal 1950 al 1970

Nel 1954 George Devol progettò Unimate che fu identificato come il primo robot realmente programmabile. Esso è stato poi utilizzato nella catena di montaggio della General Motors, conquistando la fama di primo robot utilizzato in ambito industriale. Tra il 1968 e il 1969 vennero progettati e realizzati il primo robot che aveva la facoltà di camminare, controllato però direttamente al computer (in grado, infatti, di percorrere sino a 4 miglia ogni ora), il primo robot dotato capace di vedere (e controllato da un computer grande quanto una stanza), il primo braccio robotico utilizzato mediante energia elettrica ed, infine, il primo robot dotato di due piedi, progettato dal giapponese Ichiro Kato.

I robot dal 1920 al 1950

Il periodo che va dal 1920 al 1950 è stato tra i più importanti per lo sviluppo della robotica. E' stata, infatti, emessa nel 1921 la parola robot dal cecoslovacco Karel Capek che pubblicò il dramma R.U.R. (Rossum's Universal Robot), nel quale la parola  robot stava a significare servitù. Nel 1927 i robot entrano a far parte della cinematografia. Tra il 1937 e il 1938 Wstinghouse è stato creato un robot umanoide capace di camminare, parlare e fumare. Invece nel 1940 lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov usò per la prima volta la parola robotica e formulò le sue famose tre leggi sulla Robotica. Nel 1948 Robert Weiner formulò le Leggi della cibernetica.

I robot dal Rinascimento al XX secolo

Gli studiosi del 1950 iniziarono a realizzare robot grazie a taccuini ritrovati, risalenti al 1495, e appartenenti a Leonardo Da Vinci e contenuto nei Volumi dell'uomo Vitruviano. Essi contenevano progetti particolarmente dettagliati di cavalieri meccanici che potevano alzarsi e sedersi, muovere le braccia e la testa e, anche aprire la bocca; così, data la dettagliata visione anche dei meccanismi che venivano utilizzati per permettere a essi i movimenti, si partì, per la realizzazione dei primi robot, proprio da questi studi anatomici compiuti dal genio fiorentino. Ancora oggi, però,  non si sa se questi progetti vennero mai effettivamente messi in pratica. Nel 1533 vennero realizzati, invece, degli automi identificabili in una mosca e in un'aquila in ferro, entrambe in grado di volare da parte del matematico e filosofo francese Johannes Müller da Königsberg (si parla di automi di Regiomontano).
Il primo ad inventare nella storia, poi, un calcolatore meccanico in grado di compiere sommare o sottrarre due numeri fu Francese Blaise Pascal. Esso rappresentò il punto di partenza per lo sviluppo delle macchine da calcolo meccaniche ed elettroniche. Il maggiore rappresentante, però, del campo della robotica del XVIII fu il francese Jacques de Vaucanson, i cui lavori divennero famosi in tutto il mondo: costruì un'anatra che oltre ad essere in grado di muovere le ali, starnazzare e spostarsi, poteva anche digerire il grano che ingeriva. Le sue costruzioni erano costituiti da meccanismi molto complessi, tant'è vero che le sole ali erano costituite da 400 pezzi.  In Giappone, invece, alla fine del secolo, Hisashige Tanaka (detto l'Edison giapponese)realizzò robot e giocattoli automatizzati in grado, addirittura, di servire tè, scoccare frecce e scrivere un kanji giapponese. Con l'inizio della Rivoluzione Industriale, nel 1781, e l'introduzione delle prime macchine e telai da tessitura mossi a vapore , iniziò ad esservi sempre una maggiore richiesta di strumenti di questo tipo in modo tale da andare ad incrementare e sviluppare sempre di più l'area della meccanica e della robotica: robot e automi diventano sempre più raffinati e dotati di una maggiore potenza e, soprattutto, erano facili da realizzare. Proprio attorno a questo periodo la romanziera Mary Shelley scrisse il romanzo che, tutti conosciamo, intitolato "Frankestein".

Robot nel medioevo

Tra il primo e il secondo millennio, un'inventore cinese Su Song creò un orologio meccanico di altezza pari a  10 metri capace di segnare l'orario e allo stesso tempo muovere dei manichini. Due secoli più tardi, un'ingegnere realizzò dispositivi meccanici e robot, tra i quali il primo robot umanoide programmabile. La sua invenzione più importante fu, però, una barca con quattro robot musicisti in grado di suonare strumenti sia a percussione che a fiato.
Papa Silvestro II fu riconosciuto per aver introdotto la robotica e la meccanica nel mondo Cristiano, infatti storie dicono che sotto il suo papato, Alberto Magno (teologo e filosofo cristiano più importante dei primi secoli del secondo millennio) creò un'automa capace di rispondere a quesiti e domande come un oracolo. Alla fine del XIII secolo i robot furono introdotti anche nella corte dei re di Francia, infatti, molti cortigiani iniziarono a far creare giardini pieni di robot. Tra i più celebri ricordiamo quello commissionato da Roberto II conte di Artois.

Robot nella preistoria

E' in un testo cinese del 3 a.C. che si parla per la prima volta di un'automa. Nel testo si parla  dell'incontro avvenuto tra il re Mu e l'ingegnere meccanico Yan Shin. Quest'ultimo, presentò al re un robot. Il re rimase terrorizzato nel vedere questo androide capace di cantare e muoversi a tempo.
 Yan Shin aveva realizzato l'automa unicamente con legno, pelle, colla e lacca,  e aveva introdotto  all' interno parti meccaniche che copiavano il modo di funzionare  di tutti gli organi interni.
 Altre tracce di robot si riscontrano nelle  leggende della mitologia greca. Ad esempio, il dio Vulcano fece creare per sé una schiera di servitori e compagni meccanici, invece per il re Minosse aveva fatto realizzare un gigante di bronzo alato che aveva il compito di difendere l'isola di Creta dagli invasori e  stranieri. Nel 4 a.C, il matematico e filosofo Archita di Taranto creò un piccione meccanico. Questo robot veniva mosso dalla forza del vapore e poteva volare e cinguettare, ma non si sa se Archita riuscì mai a realizzarlo. In quello stesso periodo si diffuse la consuetudine di realizzare grandi orologi meccanici e clessidre ad acqua. Il matematico e ingegnere Erone d'Alessandria realizzò diversi robot, alcuni anche in grado di parlare. Il tema della robotica diventò importante anche nell'antica Grecia e nella Magna Grecia, infatti Aristotele  parla dei robot come soluzione  per risolvere la schiavitù umana: utilizzando automi per i lavori più degradanti e pesanti, tutti gli uomini potevano essere liberati dal fardello della schiavitù.
Gigante di bronzo, Talos

Storia dei robot

"Tremila anni portati bene!!" si afferma. In effetti, anche se non potrebbe sembrare vero, i robot discendono da una lunghissima tradizione che trova le sue radici in Cina nel primo millennio avanti Cristo e non si sono evoluti, come credono in molti, a cavallo tra la seconda e la terza Rivoluzione Industriale essendo da essi considerati come una creazione dei nostri giorni o giù di lì. Anche se in parte risulta veritiero perché il termine "robot" venne coniato per la prima volta solo a partire dalla metà degli anni '20 da un romanziere ceco, i primi automi meccanici vennero descritti, progettati e realizzati proprio dai cinesi, seguiti dopo vari secoli dai greci. Ovviamente, essi non hanno quasi nulla a che fare con gli ultimi risultati prodotti dalla tecnologia, come ad esempio l'automa Kirobo e il robot Atlas, ma che, comunque, dimostrano l'alto livello ingegneristico raggiunto in queste due civiltà.




I robot nella musica

Come possiamo vedere dalla foto, il direttore d'orchestra è un robot:  YuMi.
Ha debuttato con il tenore Andrea Bocelli. E' robot programmato da un musicista vero.
Il concerto è iniziato con YuMi che è stato sistemato sul podio del teatro per dirigere la Filarmonica di Lucca in tre dei diciotto brani della serata. Entrano così direttamente nella storia come primo programma lirico robotizzato l’Intermezzo di «Cavalleria rusticana» di Mascagni, «O mio babbino caro» del «Gianni Schicchi» di Puccini e «La donna è mobile» del «Rigoletto»» di Verdi. Non sono pezzi troppo complessi, ma insomma si trattava pur sempre di un debutto.VIDEO

I robot nella musica

Negli Usa è stato creato Shimon, robot specializzato  nel suonare la marimba e anche in grado di comporre da solo quello che poi lui suona. È stato creato da Gil Weinberg nell' Institute of Technology di Atlanta. Shimon è costituito da 4 braccia e 8 bastoni che gli permettono, appunto, di scrivere e suonare le sue creazioni, prodotte grazie all'intelligenza artificiale e al deep learning. Si è giunti a questo traguardo dopo molti anni di studio. L'umanoide è stato alimentato  con circa  5.000 canzoni di vario genere, e ha  inglobato più di 2000000 di motivi. Grazie a queste basi, Shimon ha molta creatività. Il robot  è autonomo sia per quanto riguarda la composizione che la  performance musicale. Per 7 anni gli è stato fatto ascoltare musica suonata da umani. All'inizio era solo capace di inventare su accordi precomposti,  adesso invece è anche in grado di comporre una sua melodia senza essere aiutato dall'uomo. Le sue prime due canzoni hanno durata di circa 30 secondi e sono un mix di musica classica e jazz.

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giovedì 16 novembre 2017

Robot nei fumetti

In contemporanea con i romanzi fantascientifici si può vedere che, i robot, all'interno dei fumetti, compaiono prestissimo. Tra le prime comparse che hanno bisogno di essere ricordate c'è Astroboy, che fu creato agli inizi degli anni '50 dal giapponese Osamu Tezuka. La sua storia è particolare perché dopo esser stato creato dal padre scienziato su una base umana (il figlio di quest'ultimo era deceduto in un grave incidente), il giovane robot Astroboy diventa in poco tempo  protettore di una Terra ove vigono le tre leggi della robotica di Isaac Asimov. Soprattutto mediante la trattazione di una serie di temi particolarmente importanti come il razzismo e la clonazione, Tezuka già con quest'opera dimostra di precorrere i tempi e le mode dei suoi tempi. Anche quando parliamo del vecchio supereroe  Superman, possiamo dire che ha incontrato e si è servito di molti robot già molto tempo fa: infatti, già negli anni 50, troviamo molti  super-robot creati da lui stesso, e in tutto e per tutto a lui simili, anche se, molto più facili da distruggere; però lo servivano in modo egregio almeno in vista della tutela della propria identità segreta. Sebbene lo avessero seguito per molti anni, successivamente vennero trovati invadenti ed eliminati completamente con una scusa banalissima, ossia il fatto che l'inquinamento li aveva messi fuori combattimento mettendone fuori uso i circuiti. Nella storia attuale, invece, Superman non ha mai creato e fatto uso di robot-sosia di alcun tipo.Attorno agli anni 50/60, anche Batman e il suo fido compagno Robin si sono fatti sostituire da Robot-sosia, nonché altri robot erano inviati dal cattivo di turno e scorrazzavano qua e là già a partire dagli anni '40 volendo dare filo da torcere ai vari eroi. Anche se, in effetti, possiamo dire con certezza che la DC Comics non ha mai fatto un uso dei robot così grande come invece ha fatto e fa tuttora la Marvel: i Fantastici Quattro, infatti, si trovano a dover combattere non solo con robot, ma anche con gli incredibili androidi del Pensatore Pazzo, essendo tutta la loro storia collegata ad un doppio filo con questi esseri di latta. Dall'altra parte, Iron Man è, a tutti gli effetti, un cyborg: in origine, infatti, la sua armatura lo proteggeva semplicemente  dalla scheggia di bomba esplosa che stava per entrargli nel cuore, e, quindi, era costretto a indossare perennemente la piastra pettorale. Più avanti, lo stesso Tony Stark, che in fin dei conti aveva dato vita al cyborg, si è tolto la scheggia ma, a causa di un incidente, si è fatto impiantare un chip nella colonna vertebrale per poter camminare. Nello S.H.I.E.L.D. , poi, vanno molto di moda gli L.M.D., ovvero "Life Model Decoy", androidi usati per sostituire i personaggi più importanti nel caso di possibili attentati. Anche Spider-Man, nonostante non avesse a che fare molto con la tecnologia, è costretto a combattere con un robot molto cattivo già da uno dei primi film di "Amazing Spider-Man" datati 1964. Quindi gli esempi di soggetti robotici nei film nella Marvell sono tantissimi : da Ultron il malvagio robot di adamantio, al cyborg Deathlok col  suo quasi gemello Coldblood, Machine Man, Jocasta, la Torcia Umana originale che risale agli anni 40, la Visione, Testa di morte ecc. Nella DC Comics, al contrario,  non sono poi tanti: Cyborg (dei Teen Titans), Red Tornado (della vecchia Justice League), Matrix l'androide mutaforma che successivamente si è identificata in  Supergirl, il vecchio Brainiac, Robotman della Doom Patrol ecc.Una cosa molto strana e su cui bisogna posare un attimo lo sguardo è che nonostante la presenza dei robot nella fantascienza e nei fumetti sia contemporanea, nei fumetti dei supereroi non sembrano mai essere arrivato le tre leggi della robotica create da Isaac Asimov: i robot dei fumetti, infatti, hanno sempre l'obiettivo di fare stragi di innocenti o altre vigliaccherie, finché non interviene l'eroe che va a fermarli divenendo, quindi, sempre più macchine di morte e distruzione. Tale filone lo si può trovare soprattutto nelle serie della Marvel UK come ad esempio Death's Head, e in quelle in cui si rinvengono dei mutanti X. Un esempio ce lo abbiamo con le Sentinelle e i Ravagers in X-Men, nonché la grande quantità di personaggi con elementi meccanici che si inseriscono nelle pagine degli Uomini X. Oltretutto, possiamo far riferimento anche ai tantissimi soggetti corazzati di armatura robotizzata che, sulle orme di Tony Stark, sono divenuti sempre di più. La cosa più interessante è che i vari autori Marvel hanno dato differenti visioni di un medesimo personaggio; come per esempio, la drammaticità del robot l'Ultron di Ann Nocenti che non trova alcun paragone in quasta casa cinematografica, in cui questo malvagio non era mai stato visto come una persona che si poi si è sposato con la bella umana Scarlet, sotto la regia di Steve Englehart; diversamente da quanto accade con John Byrne dal quale è stato identificato come un freddo robot privo di qualsiasi emozione. Machine Man, poi, inventato dal grande Jack Kirby, è un personaggio molto interessante in quanto consapevole di essere un meccanismo creato dall'uomo infonde l'importantissimo messaggio secondo cui l'umanità va oltre l'essere fatti di carne ed ossa. Tale soggetto nonostante sia stato molto profondo è stato però poco e male utilizzato.  Solo con la miniserie Machine Man di Tom DeFalco & Barry Windsor-Smith si è visto sotto le sembianze con cui veramente era stato creato. Comunque, dopo quanto detto, possiamo aggiungere che la serie più significativa riguardante i robot, non è né Marvel né DC, ma Valiant:  Magnus Robot Fighter. Magnus, protagonista di un western riportato nel futuro, è un personaggio che presenta caratteristiche molto vicine a Tex Willer - ricordiamo, infatti, che la prima serie degli anni 60 fu importata in Italia proprio dalla casa editrice di Bonelli sulla mitica Collana Oceano. Al posto delle pistole, Magnus usava le mani, anche se risultò essere svelto quanto Tex, nonché fu identificato come intollerante nei confronti delle autorità molli e corrotte sempre come Tex , mentre i robot con cui combatte sostituiscono, appunto, gli Indiani. Magnus fa parte di un mondo in cui la maggior parte dei robot è dotata di sensibilità e sentimenti e lui, dall'altro lato è sempre pronto a combattere per difendere gli innocenti e i deboli, siano essi esseri umani o robot. All'interno della prima serie, creata dalla Valiant, egli riesce a sventare una guerra tra robot che si ribellavano al genere umano e umani stessi in un modo che ricorda molto Tex, che fa la medesima cosa per gli indiani. Nella serie di Magnus, in definitiva, i robot sono sempre identificabili come tali, l'unica differenza rispetto alla realtà è che sono dotati di sentimenti come gli esseri umani. Gli autori hanno fatto perno su ciò riuscendo, così, a realizzare cose davvero impressionanti come per esempio quella in cui un robot, sempre dotato si sentimenti viene rapito e legato contro volontà ad un tavolo operatorio per essere vivisezionato, o meglio smontato senza preoccuparsi delle urla che egli emanava per il troppo dolore da sopportare. Naturalmente, Magnus interverrà per proteggere questo robot sapendo in cuor suo che esso ha qualcosa in più anziché solo circuiti guasti come, invece, dicono i vivisezionatori. Partendo da tali premesse gli autori della Valiant hanno dato vita a storie veramente buone, le quali hanno come obiettivo quello di analizzare i vari aspetti della vita robotica in via molto moderna, anche se priva di quell'eccessivo tecnicismo che, dall'altra parte ritroviamo nella rivista italiana Cyborg. Un'utilizzazione dei Robot in maniera più che benevola la ritroviamo anche in Nathan Never, in cui ne ritroviamo di tutti i tipi partendo da quelli tradizionali fino ad arrivare agli androidi e cyborg. All'interno di essa si fa comunque capo alle leggi della robotica sebbene gli autori abbiano trovato mezzi e modi per aggirarle creando androidi dotati di una grade personalità.

Robot nella letteratura e nel cinema

Anche se ufficialmente la parola “robot” è stata introdotta  un centinaio di anni fa, il suo significato  ha da sempre aperto scenari fantascientifici e animato pagine di libri, opere teatrali, film, fumetti e cartoons. L'origine di questo termine, che deriva del termine ceco "robota" è letteraria. Lo scrittore ceco Karel Capek lo utilizzò per la prima volta.
Nel 1920 il termine "robot" fu utilizzato nel dramma teatrale di Capek: "I robot universali di Rossum" che tradotto nella lingua originale ha il titolo di R.U.R. – "Rossumovi univerzàlnì roboti". I robot che appaiono in R.U.R.  sono realizzati esclusivamente da materia organica e vengono assemblati in una fabbrica su un’isola dell’Oceano creata dal dottore Rossum, scienziato che inventò una sostanza chimica in grado di dar vita alla materia. È stato , successivamente,  il nipote del dottore ad avere la brillante idea di creare robot che lavorassero per gli uomini. I risultati furono molto catastrofici, infatti,  la società fu privata del lavoro e di conseguenza precipitò nel vizio e nell’assenza di dolore, con un conseguente crollo delle nascite,  mentre gli umanoidi, diventati per  errore di progettazione troppo simili agli uomini, si stancano di essere schiavi dell'uomo e si ribellano uccidendo i propri creatori.

Da questo racconto si può capire che  Capek non non vedeva in modo positivo la rivoluzione tecnologica dei robot e dell' intelligenza artificiale, che sta portando gli umanoidi a diventare sempre più simili a noi.
Dopo circa 7 anni dall'uscita del dramma teatrale R.U.R., anche il cinema ha introdotto il  primo uomo-macchina con Hel  di Metropolis, film di Fritz Lang che ha ispirato anche grandi capolavori come Blade Runner e Guerre stellari.
Lang ha ambientato il suo film nel 2026, ovvero cento anni dopo la  produzione del film, ma a soli 8 anni da oggi. Tuttavia  la pensata di prendere i principali caratteri intellettivi di un uomo, nel caso del fim è Maria, e costruire sulla base di questi una macchina, tra 8 anni non sarà poi così lontana dalla realtà grazie allo sviluppo delle intelligenze artificiali.

Altro elemento cardine per la robotica è la raccolta di racconti di Isaac Asimov  "Io, Robot" . Questi racconti sono il fondamento della fantascienza moderna, infatti in essi vengono descritte le 3 leggi della robotica. Isaac era convinto che se una macchina veniva  progettata bene, non avrebbe potuto  mai arrecare  danni agli uomini, sempre se usata in modo corretto. Basandosi su quest'osservazione  formulò le tre leggi della robotica, che ognuno degli umanoidi  rappresentati  nei suoi racconti doveva assolutamente rispettare:
 • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
• Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
• Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

 Nel 1968 lo scrittore Philip K. Dick pubblicò “Il cacciatore di androidi”. E' romanzo di fantascienza che ha successivamente ispirato il film “Blade Runner” diretto da Ridley Scott nel 1982 che è stato considerato un capolavoro della cinematografia mondiale. Il romanzo di Dick si può anche essere considerato l'ideatore del filone Cyberpunk.
 Il Cyberpunk è una corrente letteraria e artistica nata agli inizi degli '80 del ventesimo secolo. Il nome deriva da cibernetica e punk e fu creato da Bruce Bethke come titolo per il suo racconto Cyberpunk, che pubblicò nel 1983.
Fu William Gibson il più importante scrittore del Cyberpunk, con il romanzo “Negromante” del 1984. Nel 1984, Shaun Hutson pubblicò “Terminator” e nel medesimo anno uscì il film ispirato allo stesso romanzo. Il protagonista è un robot androide interpretato da Arnold Schwarzenegger. Il successo è clamoroso e al primo film ne seguono altri. Il filone fantascientifico va a gonfie vele e nello stesso anno del primo Terminator (1984) esce il film “Dune” tratto da un romanzo di Frank Herbert del 1965. Seguono, a distanza di tempo, due miniserie televisive ispirate alla stesso romanzo: “Dune – Il destino dell’universo” nel 2000 e “I figli di Dune” nel 2003.

lunedì 6 novembre 2017

Funzioni sostitutive del robot

Tra i più importanti robot c'è  Asimo che è  stato  creato dalla Honda.
Questo umanoide  ha dei movimenti molto fluidi e soprattutto naturali che lasciano incantati chiunque lo vede per la prima volta.
Asimo è in grado di  correre fino a 9 Km/h , è capace di equilibrare la forza in base alla struttura degli oggetti che utilizza, riesce a tenere in  mano un bicchiere di carta senza rovinarlo minimamente anche se un momento primo ha usato la sua forza per svitare il tappo di un contenitore.
Il corpo di Asimo  è fatto in lega di magnesio ed è ricoperto di resina plastica, quest'ultima lo rende abbastanza leggero. Il robot è in grado di correre, camminare su pendii irregolari, è in grado di  girarsi su sé stesso senza problemi, salire le scale, raggiungere e afferrare oggetti. Inoltre è anche in grado di comprendere e rispondere a semplici comandi vocali.
Sa riconoscere i volti di un gruppo selezionato di persone. Grazie agli  occhi della telecamera può mappare l’ambiente circostante per riuscire poi ad evitare  gli ostacoli quando è in movimento.
 C'è anche R1, che è un' umanoide italiano creato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. È stato pensato per aiutare nelle attività domestiche e lavorative. E' quindi un robot domestico. È  alto 1,25 m , ma è in grado di allungarsi di altri 20 cm, fino a raggiungere 1,45 m di altezza. Anche le sue braccia sono si possono allungare di circa 13 cm. I suoi avambracci e le sue mani sono ricoperti con pelle artificiale, questo permette al robot di avere la percezione del tocco,o meglio una specie di tatto artificiale. I suoi movimenti sono assicurati da 28 motori. Si muove su ruote ed è stato realizzato per metà in materiale plastico e per metà in fibra di carbonio e metallo. Il suo peso è di 50 Kg, in esso è compresa la batteria, ed è dotato di accelerometri e di 3 giroscopi. Grazie a due camere a colori e un sensore visivo 3D che si trovano nella testa del robot, esso è in grado di interagire con noi e con l’ambiente esterno.
Abbiamo anche MotoBot che è un robot che guida la moto meglio di Valentino Rossi, o almeno promette di farlo. Esso è stato presentato alla 44esima edizione del Salone di Tokyo. Da un punto di vista puramente estetico, c’è già chi considera MotoBot la risposta “motociclistica” ad Asimo. E' in grado di accelerare, frenare, sa inoltre usare la frizione e innestare le marce alzando con il piede la leva del cambio. E' costituito da due supporti con rotelle che gli consentono di mantenere l’equilibrio, mentre, si pensa che in futuro, grazie a un sistema di giroscopi interni , dovrebbe riuscire a spostarsi sulla sella per impostare le curve.
 Troviamo anche robot come Walk-man che è stato realizzato da 24 giovani ricercatori provenienti  tra Liguria e Toscana. Questo robot nasce nell’ambito di un progetto europeo coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova in collaborazione con l’Università di Pisa. Ha mani quasi umane e se cade si rialza, sa destreggiarsi in luoghi stretti e affollati, camminare su superfici irregolari e strisciare su cumuli di detriti. Ha mani estremamente flessibili, dotate di tendini artificiali che funzionano come quelli dell’uomo, una mano robotica poliarticolata e polifunzionale. Walk-man può aprire porte, adoperare attrezzi da lavoro – trapani, frese, martelli pneumatici – e guidare piccoli fuoristrada. Il movimento del corpo di questo robot umanoide è garantito da 40 schede di controllo e 33 motori elettrici, alimentati da una batteria di 2 kWh. Un sistema di telecamere e uno scanner laser 3D gli consentono invece di vedere e spostarsi in modo autonomo. Realizzato quasi interamente in una lega di alluminio e zinco che lo protegge dagli urti, ha un busto ruotabile anche di 180 gradi e braccia retrovertibili che gli permettono di rialzarsi in caso di caduta. ha partecipato nel 2015 al Darpa Robotics Challenge, la più grande competizione mondiale per robot, classificandosi al 17esimo posto su 25 partecipanti. Insieme ad altri 40 robot, ha preso parte a Piombino anche a euRathlon 2015 Challenge, esercitazione per testare l’intelligenza e l’autonomia dei robot in uno scenario realistico ispirato dall’incidente nucleare di Fukushima del 2011. Gli sviluppatori sono convinti di poterlo ancora migliorare, a livello hardware e software, immaginando per lui un utilizzo nel campo della robotica applicata alle emergenze.

iCub

iCub è un robot bambino caratterizzato dallo sguardo tenero e curioso. E' composto da 53 motori, e grazie ad essi,è in grado di muovere testa ed arti; riesce, inoltre, a vedere e ad ascoltare tutto quello che gli viene detto.
 iCub  è un robot italiano sviluppato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova come parte del progetto europeo “RobotCub”.  VIDEO

Alpha 2

In questo post, attraverso la descrizione di un particolare robot umanoide, si vuole dare un'idea di quelli che sono gli elementi fondamentali di un robot. Alpha 2 è stato creato da Ubtech, un' aziende di robotica cinesi che vuole avere un ruolo di fondamentale importanza nella robotica domestica.  Questo robot è alto 43 cm e pesa circa 2,3 Kg. Nella scheda sotto, diffusa da Ubtech, l’azienda che produce questo robot umanoide, ci sono una serie di indicazioni tecniche che possono tornare  utili nella costruzione di un robot. Caratteristica importante sono i gradi di libertà del robot, che indicano la capacità di movimento. Più è grande questo numero più il movimento del robot si avvicina a quello di un essere umano. Uno degli umanoidi più sofisticati al mondo ha 54 gradi di libertà; nel caso di Alpha 2, i gradi di libertà sono 20. La struttura è fatta di lega di alluminio e plastica. Alpha 2 robot è dotato di collegamento wifi, di un processore Samsung Exynos 5260, Ram di 2 Giga, una capacità di archiviazione dati pari a 16 Giga, sistema operativo Android 4.4. Sensori touch consentono ad Alpha 2 di capire quanto lo state toccando; altri sensori di percepire inclinazione, movimento, urti ricevuti; i sensori sonar di muoversi senza battere per esempio contro pareti o altri ostacoli. Completa la dotazione hardware una cassa acustica da 3 Watt. Per impartire i comandi ad Alpha 2 robot puoi farlo semplicemente con la voce, grazie al riconoscimento vocale di cui dispone, o con una app che si installa sullo smartphone.

mercoledì 1 novembre 2017

Elementi di cui è costituito un Robot

Tutti i robot hanno tre elementi in comune: una unità programmabile, una parte meccanica e un programma di controllo. Poiché nessun robot possiede una mente, tutto quello che sa lo impara da chi scrive il programma di controllo. L’unità programmabile spesso è formata da un processore collegato a una memoria RAM, a essi sono poi collegate le periferiche di ingresso e di uscita, che sono ben diverse da quelle dei computer. Le periferiche di ingresso sono i sensori: di luce, di contatto e di temperatura; le periferiche di uscita sono gli attuatori, quali motori e lampade. La parte meccanica varia in base al tipo di robot che vogliamo costruire. Il programma di controllo è un prodotto molto complesso e sofisticato, che richiede tempi di sviluppo software elevati.

Articolo di giornale

E' entrato in servizio il 22 maggio a Dubai.
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Articolo di giornale

A Orebro, cittadina della Svezia, c’è una casa domotica in cui i ricercatori  hanno sperimentato questo robot domestico alto 1,50 m , con microfoni al posto delle orecchie, piccole ruote che sostituiscono le gambe e un guscio fatto con lo stesso materiale dei cofani delle auto, oltre a sofisticati circuiti digitali. questo robot ha due fratelli: uno badante e l’altro aiuto infermiere. Quest’ultimo si chiama Coro e ha già debuttato nella corsia di una residenza assistita per anziani di Firenze, la San Lorenzo. C’è rimasto un mese e, dopo un po’, gli ospiti con problemi deambulatori e di Alzheimer lo trattavano con familiarità inusuale, quasi con affetto: «Coro, mi porti a vedere il tramonto?». E lui, con un lieve ronzio di circuiti, seguendo le precise geometrie del corridoio, raggiungeva la stanza del paziente. Lo affiancava e lo guidava alla finestra con vista sui campi della periferia. Articolo completo --> MR.ROBOT